Hanno preso un sacco di botte, senza neppure sapere bene il perché. (VIDEO)

Avantgardia

Molti di loro ci si sono trovati in mezzo, per la prima volta. Volavano le manganellate per imprecisate ragioni di sicurezza. E mentre le buscavano dalla Polizia di Stato schierata in tenuta anti sommossa, gli studenti ondeggiavano, cercando di evitare le carezze delle forze dell’ordine.

I ragazzi che per la prima volta sono scesi in piazza dopo la morte di un loro compagno di studi, deceduto per un incidente che non sarebbe dovuto prodursi, durante la formazione lavoro, hanno saggiato il mondo degli adulti, quello delle contraddizioni miste all’ipocrisia.
Per questo mentre brandivano le ragioni dei loro sogni, assassinati dalla forza bruta della realtà, scoprivano l’altra faccia della democrazia. Che non ammette il dissenso, in modo deciso se viene da destra, in modo santuario se viene da sinistra.
È il cerchiobottismo del turbocapitalismo, per citare uno degli ultimi esegeti della filosofia in scatola venduta in pilllole sui social.
Loro, che di anni arrivano a fatica ad averne 18, si sono aserragliati dietro le ampollose liturgie degli anni ’70. Unico sbocco per l’esercizio di un libero pensiero, compresso dalle vetuste alchimie del mainstream che affonda le sue radici nella consuetudine anti democratica di tappare la bocca e di censurare il dissenso, specie ai tempi del virus di Wuhan.
 Panacea per l’esercizio abusivo della democrazia cinese, neocomunismo ai tempi d’inernet, dove chi non si adegua, è posto al confine della verità, dove le bugie sono più  pallide e smagliate, dove i buchi prodotti dalla verità sono meno visibili.
Loro, i ragazzi, chiedono di ridurre gli spazi dell’ipocrisia, ovvero di una formazione lavoro che non forma ma sfrutta, che non fa lavorare, ma fa apparire l’ipotesi che sia lavoro un impegno esercitato senza paga, che altrove si chiamerebbe schiavismo o sfruttamento.
Contestano l’esame di maturità  attuale, per incongruenza di chiedere l’impossibile ai ragazzi, imponendo il giorno prima per il giorno dopo, un cambio di materia, all’esame.
Soprattutto rinnovano la richiesta di portare uno psicologo in ogni scuola. Troppo poco quello che c’è oggi, due ore alla settimana e non sempre presente.
Lo psicologo è il paradigma di un ascolto mancato e la cui necessità  sferza gli animi esacerebati di questi ragazzi privati del diritto alla felicità  e al sogno, per l’inganno perpetrato dall’idea che tutto sia consumo.
Trasformando il bene nella protervia dell’induzione al possesso,  la solitudine ha impresso il proprio inconfondibile marchio, nella quotidianità stinta dei giovani di oggi.
 I quali attraversati da un moto inconscio di spleen stanno reagendo.
Minacciano fuoco e fiamme, che magari loro stessi tra qualche anno provvederanno a spegnere. Nel frattempo godiamoci questo spettacolo di vita. In lontananza già brilla il brand che s’impradronirà di questa genuina ribellione post pandemica.
Fino al prossimo buco in cui saranno autorizzati a poter manifestare il loro dissenso.
È il green pass della democrazia. Vale solo fino a quando non scade.
Max Rigano
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