Il calcio giovanile dilettantistico è malato, servono nuove regole per la tutela dei ragazzi
Il calcio dei dilettanti è sempre più ostaggio di società senza scupoli che pur di fare “cassetto” fanno promesse che non possono mantenere a discapito dei ragazzi che diventano carne da spolpare e tritare.
Il calcio dilettantistico è un’importante parte dello sport in Italia, che coinvolge migliaia di giovani e adulti in tutto il paese. Tuttavia, purtroppo, ci sono alcune società che si concentrano più sui profitti che sullo sviluppo dei giovani atleti. Due squadre per categoria composte da più del doppio dei giocatori ammessi durante le partite di campionato.
Queste società spesso utilizzano pratiche scorrette per raccogliere denaro, come l’aumento delle tasse per i giocatori e le famiglie, o addirittura interessi diversi per garantire un posto in squadra. Queste pratiche non solo danneggiano i giocatori, ma anche le famiglie che si trovano a dover affrontare costi eccessivi per permettere ai loro figli di continuare a giocare.
Inoltre, alcune di queste società spesso trascurano l’importanza dello sviluppo dei giocatori e della formazione. Invece di investire in allenatori qualificati e programmi di formazione, preferiscono spendere i loro soldi in altre spese inutili.
Questo tipo di cattiva gestione non solo danneggia i giocatori e le famiglie, ma anche la reputazione del calcio dilettantistico in generale. È importante che le autorità sportive e le organizzazioni preposte alla gestione del calcio dilettantistico prendano provvedimenti per assicurare che queste società non continuino a operare in questo modo.
Inoltre, sarebbe importante incoraggiare le società a investire nello sviluppo dei giocatori e nella formazione, in modo che i giovani atleti possano crescere e migliorare come giocatori, e allo stesso tempo, divertirsi e imparare valori importanti come la lealtà, la disciplina e il rispetto.
In generale, il calcio dilettantistico è un’attività molto importante per la formazione di giovani atleti e per la comunità, per questo è importante che le società e le autorità sportive gestiscano in modo responsabile e trasparente, per garantire che i giovani possano continuare a divertirsi e a crescere attraverso lo sport.
DITECI COSA PENSATE O SCRIVETECI LE VOSTRE ESPERIENZE, SIA POSITIVE SIA NEGATIVE, LA NOSTRA VOLONTA’ E’ QUELLA DI PORTARE LA FEDERAZIONE AD ANALIZZARE IL PROBLEMA PER INTERVENIRE CON REGOLE E CONTROLLI SULLE GESTIONI.
Ci sono sicuramente delle verità. Inutile dilungarsi su chi opera bene e sulle eccellenze che comunque non mancano. Per quella che è la mia esperienza di osservatore esterno (genitore) il problema principale è rappresentato dalle rose ipertrofiche: 27, 28 giocatori sono oggettivamente uno sproposito. Ma questo problema credo sia facilmente risolvibile, mettendo un limite massimo. In quanto agli istruttori preparati, ok, ma quelli bravi si suppone abbiano un costo elevato: poi questo costo elevato ricade comunque sulla famiglia. E’ un cane che si morde la coda. Un dibattito pubblico può avere un senso, ma i problemi sono noti e sotto gli occhi di tutti: quote di under sì o quote no? Premi di preparazione sì oppure no? Selezionare il fisico per vincere subito oppure lavorare sul talento per poi raccogliere frutti più avanti? Selezionare solo i nati a gennaio oppure lavorare in prospettiva? Sono sempre le solite cose. Di base servirebbe una vera volontà di tutti di affrontare i problemi, non analizzarli, dal momento che si conoscono già.
Buongiorno Antonio, di base ci sono le cattive gestioni che non mirano più alla crescita dei ragazzi ma solo alla “notorietà della Società”. Vorremmo anche ricordare che molte di queste società rientrano nelle gestioni economice speciali, grazie alla loro natura di “ente no profit” di aiuto sociale. Non servirebbe molto per ritornare al punto zero, semplici controlli sulla gestione partendo dalle selezioni dei ragazzi e dei Mister per arrivare alle rette annuali. Chi in virtù della sua forma giuridica non rientra più nella fattispecie, continua con le sue gambe senza più agevolazioni come una normalmente avviene nel mondo del lavoro. Un ritorno alla serenità forse non sarebbe la soluzione di tutti i mali ma darebbe uguale possibilità di crescita a tutti, quella che oggi in molti casi è negata.
Ci sono sicuramente delle verità. Inutile dilungarsi su chi opera bene e sulle eccellenze che comunque non mancano. Per quella che è la mia esperienza di osservatore esterno (genitore) il problema principale è rappresentato dalle rose ipertrofiche: 27, 28 giocatori sono oggettivamente uno sproposito. Ma questo problema credo sia facilmente risolvibile, mettendo un limite massimo. In quanto agli istruttori preparati, ok, ma quelli bravi si suppone abbiano un costo elevato: poi questo costo elevato ricade comunque sulla famiglia. E’ un cane che si morde la coda. Un dibattito pubblico può avere un senso, ma i problemi sono noti e sotto gli occhi di tutti: quote di under sì o quote no? Premi di preparazione sì oppure no? Selezionare il fisico per vincere subito oppure lavorare sul talento per poi raccogliere frutti più avanti? Selezionare solo i nati a gennaio oppure lavorare in prospettiva? Sono sempre le solite cose. Di base servirebbe una vera volontà di tutti di affrontare i problemi, non analizzarli, dal momento che si conoscono già. Insomma, più che di domande, ara sarebbe il caso di avere delle risposte.