Il Rassemblement della leader sovranista ottiene una svolta storica al termine del secondo turno del voto legislativo. Lei lascia la presidenza del partito per dedicarsi al gruppo. Rebus maggioranza per il capo dello Stato stretto da destra e da sinistra: la caccia ai singoli deputati per il sostegno al governo
E’ un vero proprio exploit quello del Rassemblement national di Marine Le Pen al secondo turno delle elezioni legislative che si sono svolte ieri in Francia, dove ha ottenuto 89 seggi. Nelle scorse elezioni del 2017 il partito, che allora si chiamava Fronte Nazionale, ottenne 8 seggi e si dovette accontentare di sedere tra i non iscritti all’Assemblea Nazionale non riuscendo a raggiungere la soglia necessaria per formare un gruppo. Cinque anni dopo, la situazione è cambiata: il partito di Le Pen ottiene una svolta storica al termine del secondo turno delle elezioni legislative: 89 eletti del Rassemblement national entrano nel Palais-Bourbon, un risultato inaudito per l’estrema destra francese.
Le Pen ha quindi annunciato l’addio alla presidenza del partito che ha fondato per dedicarsi completamente al gruppo parlamentare. “Mi concentrerò sulla presidenza di questo grande gruppo”, ha affermato Le Pen, parlando con i giornalisti.
Prime ipotesi dei macronisti, intanto, per uscire dallo scenario di crisi che si apre nel Paese con il risultato delle elezioni legislative che vedono il partito del Presidente fermo a una maggioranza relativa, a fronte del successo di Rn e dell’alleanza Nupes, di Jean-Luc Mélenchon.
Potrebbero essere possibili intese con singoli deputati di les Républicains e dei Socialisti “in seno alla Nupes e al di fuori”, ha ipotizzato il nuovo ministro dell’Agricoltura Marc Fesneau (in carica dallo scorso 20 maggio) rieletto ieri nella Loir-et-Cher. “Paghiamo il prezzo di un sistema democratico arrivato all’ultimo respiro, con molti francesi arrabbiati, con molte astensioni. Ieri sera, escluso il Rn, ci sono state solo persone che hanno perso. Nessuno ha potuto rallegrarsi del risultato. Siamo in una situazione improbabile e inedita. Il peggio per un Paese è che non si riesca a far approvare nulla all’Assemblea nazionale, che ci si trovi in un processo di paralisi”, ha aggiunto.