Guerra in Ucraina, una piccola grande storia di uomini ed eroi. Il racconto di Toni Capuozzo: “Sono morti tutti” (VIDEO)

Avantgardia

Il post su Facebook del giornalista su un fatto emblematico accaduto ieri sull’isola dei Serpenti, che fa parte di un arcipelago nel Mar Nero.

“Una nave russa si è avvicinata e ha intimato la resa alla guarnigione – tredici uomini – di stanza sull’isola. Che li ha mandati a quel paese. Sono morti tutti”

https://youtu.be/yD94RKGqOEE

IL TEMPO SULL’ISOLA
Come spesso accade alle isole, l’isola dei Serpenti, a 45 chilometri dalle coste ucraine e rumene, ha un suo microclima, piuttosto mite. I serpenti sono in realtà bisce d’acqua che arrivano dalla foce del Danubio aggrappate ai rami che galleggiano nella corrente, e gli unici animali sono cani, gatti, e i polli allevati dagli 80 abitanti, tra militari, scienziati, guardiano del faro e impiegati destinati a fare dell’isola brulla – neanche un albero – un posto abitato, cosa che conta nei contenziosi con la Romania, dopo che si sono scoperti giacimenti di gas nei fondali circostanti. Cosa è successo, ieri ? Che una nave russa si è avvicinata e ha intimato la resa alla guarnigione – tredici uomini – di stanza sull’isola. Che li ha mandati a quel paese. Sono morti tutti. Questo dice qualcosa sulla voglia di resistenza di un popolo che non se l’aspettava – non avevano fatto il pieno delle automobili né scorte alimentari – ma anche su una sfida affrontata senza realismo. Il premier Zelenski lo rivela, quando accusa il pauroso ’Occidente di averli lasciati soli: era una solitudine annunciata, ma gli ucraini non si aspettavano neanche quella. Adesso conta il tempo: se Putin non riesce, come un serpente boa, a soffocare la capitale e il governo, se l’esercito ucraino riesce a schivare le battaglie campali e trasformarsi in guerriglia – urbana, il paese è piano, uniche montagne in Crimea, e i Carpazi – se riesce a prolungare un’agonia insopportabile per l’opinione pubblica mondiale e persino per quella russa, è la sfida di Putin a diventare poco realistica, e dovrebbe trattare senza “smilitarizzazione e denazificazione”, accontentandosi di una lezione inflitta, una vittoria costata cara sul piano dell’immagine. Ogni giorno di sopravvivenza, per una leadership che a Washington qualcuno starà già pensando di esfiltrare – porre in salvo per formare un governo in esilio – è tempo guadagnato, e tempo perso per l’avventura russa. Kiev non è Sarajevo, ma neanche l’Isola dei Serpenti.
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