Polonia e Ungheria, fanno il doppio gioco sull’immigrazione e sul nucleare
Polonia e Ungheria hanno messo i bastoni tra le ruote all’Unione Europea sul tema dell’immigrazione, bloccando le conclusioni del vertice di due giorni che si è concluso ieri, 30 giugno.
I due paesi si sono opposti al patto sulla migrazione proposto dalla Commissione europea, che prevede una maggiore solidarietà tra gli Stati membri e una gestione comune delle frontiere esterne. Il veto di Budapest e Varsavia è arrivato dopo che avevano già votato contro il progetto di legge due settimane fa, senza però impedirne l’approvazione da parte del Consiglio.
La questione migratoria è stata rinviata alla seconda giornata di lavori, dedicata principalmente ai rapporti con la Cina. Ma i leader europei non hanno nascosto il loro fastidio per l’atteggiamento dei due paesi dell’Est, che hanno anche avanzato altre richieste sul bilancio comunitario e sugli aiuti all’Ucraina. Il premier ungherese Viktor Orbán ha accusato Bruxelles di voler dare troppi soldi a Kiev senza controllare come vengono spesi, e di chiedere nuove risorse agli Stati membri per coprire il deficit nel bilancio causato dall’aumento dei tassi di interesse, mentre continua a trattenere i fondi dall’Ungheria e dalla Polonia a causa dello stato di diritto.
A cercare una mediazione con i due leader sovranisti è stata la premier Giorgia Meloni, che ha sfruttato la sua vicinanza politica soprattutto con il premier polacco Mateusz Morawiecki. I due si sono seduti accanto a Orbán nella sala della delegazione italiana, e lì la Premier ha certato una mediazione per il ritiro del loro veto. La premier ha poi difeso la posizione dei due paesi, sostenendo che sono quelli che si occupano di più dei profughi ucraini, Meloni si è detta anche “molto soddisfatta” del ruolo da “protagonista” dell’Italia nel Consiglio europeo, in particolare sulla flessibilità dei fondi europei.
Ma mentre bloccavano l’accordo UE sull’immigrazione, Polonia e Ungheria facevano anche un altro gioco: quello del nucleare. Il premier polacco Morawiecki ha infatti chiesto alla NATO di schierare armi nucleari americane sul suo territorio, in risposta alle armi nucleari tattiche russe (TNW) in Bielorussia. Secondo Morawiecki, la Russia ha intenzione di schierare armi nucleari sul territorio bielorusso, e quindi la Polonia ha fatto appello “all’intera NATO affinché prenda una decisa posizione.
La richiesta della Polonia di ospitare armi nucleari americane, però, non ha trovato riscontro da parte degli Stati Uniti. Il coordinatore delle comunicazioni strategiche presso il Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, ha evitato di commentare il desiderio di Varsavia, dicendo di non avere “niente da condividere” su questo tema. Kirby ha anche precisato che Washington non discute in pubblico del dispiegamento di sistemi nucleari.
La Polonia vorrebbe entrare nel programma di condivisione nucleare della NATO, che prevede che alcuni paesi alleati ospitino armi nucleari americane sul loro territorio, in cambio di una partecipazione alla pianificazione e alla gestione di queste armi. Il presidente russo Vladimir Putin, però, ha smentito questa ipotesi, affermando che la Russia può usare armi nucleari solo se c’è una vera minaccia per la sicurezza, l’integrità e l’esistenza dello stato, e che al momento non c’è tale necessità. Putin ha anche accusato la NATO di aver violato il Trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio (INF), ritirandosene nel 2019 e permettendo agli Stati Uniti di sviluppare nuovi missili.
L’Unione Europea non ha una posizione univoca sull’accordo nucleare tra Polonia e USA, questo perchè ci sono delle divergenze tra i paesi che sostengono lo sviluppo dell’energia nucleare come fonte pulita e a bassa emissione di carbonio, e quelli che invece la ritengono pericolosa e obsoleta. In generale, la Francia è il paese che ha più interesse a promuovere la sua tecnologia nucleare in Europa, e che quindi vede con preoccupazione l’avanzata degli Stati Uniti in questo settore. La Polonia, invece, vuole ridurre la sua dipendenza dal carbone e diversificare il suo mix energetico, e per questo ha siglato due accordi con gli USA e la Corea del Sud per costruire otto reattori entro il 2040. L’accordo con gli USA prevede anche una cooperazione a lungo termine sullo sviluppo del nucleare civile. Anche alcuni paesi dell’Est Europa, come l’Ungheria, la Repubblica Ceca e la Romania, hanno espresso il loro sostegno alla Polonia e alla sua scelta nucleare. Altri paesi, invece, come l’Austria, sono contrari all’energia nucleare e chiedono una strategia europea per il suo abbandono progressivo. L’Unione Europea non ha una competenza diretta sulle scelte energetiche dei singoli Stati membri, ma può influenzarle attraverso le sue politiche ambientali, climatiche e di sicurezza. Inoltre va ricordato che l’Unione Europea ha concluso un accordo con il Regno Unito per la cooperazione sugli usi pacifici dell’energia nucleare dopo la Brexit.
Forse questa Europa Unita non è più così unita…