Papa Francesco a Budapest: un viaggio di pace e di sfida tra aborto, gender e Europa
Papa Francesco sta compiendo il suo 41esimo viaggio apostolico in Ungheria, arrivato ieri venerdì 28, ripartirà alla volta di Roma domenica 30 aprile 2023. Si tratta del suo secondo viaggio nel Paese dopo la breve visita del 12 settembre 2021, quando celebrò la messa conclusiva del Congresso eucaristico internazionale.
Il Papa ha incontrato le autorità civili e religiose, tra cui la presidente della Repubblica Katalin Novak e il primo ministro Viktor Orban, noto per le sue posizioni conservatrici e anti-immigrazione.
Nel corso del suo soggiorno, Francesco ha pronunciato sei discorsi, tutti in italiano, in cui ha affrontato temi delicati come l’aborto, la cultura gender, l’Europa, la pace e l’accoglienza.
No all’aborto e alla cultura gender
Uno dei momenti più significativi del viaggio è stato l’incontro con le autorità, la società civile e il corpo diplomatico nell’ex Monastero Carmelitano di Budapest. Il Papa ha lanciato un forte appello a difendere la vita umana dal concepimento alla morte naturale, condannando l’aborto come una “tragica sconfitta” e la cultura gender come una “colonizzazione ideologica” che elimina le differenze. Queste sono state le sue parole:
“La via nefasta delle colonizzazioni ideologiche, che eliminano le differenze, come nel caso della cosiddetta cultura gender, o antepongono alla realtà della vita concetti riduttivi di libertà, ad esempio vantando come conquista un insensato diritto all’aborto che è sempre una tragica sconfitta”
Il Papa ha ribadito così la sua ferma opposizione a queste pratiche che minano la dignità della persona umana e il disegno di Dio sulla famiglia e sulla società. Francesco ha sempre espresso giudizi netti di condanna dell’interruzione di gravidanza, ma ha più volte ribadito il suo ‘no’ anche alla cultura gender. Il discorso di Budapest è l’ennesima occasione in cui il Papa ha ripetuto questi concetti.
Un’Europa che promuova pace e accoglienza
Un altro tema centrale del viaggio è stato quello dell’Europa e del suo ruolo nel mondo. Il Papa ha invitato a costruire un’Europa che non sia ostaggio delle parti o preda di populismi autoreferenziali, ma che nemmeno si trasformi in una realtà fluida o gassosa, dimentica della vita dei popoli. Al contrario, ha auspicato un’Europa che sia capace di promuovere la pace e l’accoglienza, soprattutto nei confronti dei migranti e dei rifugiati che fuggono da guerre e povertà. Queste sono state le sue parole:
“Un’Europa che non sia ostaggio delle parti, diventando preda di populismi autoreferenziali, ma che nemmeno si trasformi in una realtà fluida, se non gassosa, in una sorta di sovranazionalismo astratto, dimentico della vita dei popoli; un’Europa capace di promuovere la pace nel mondo e di accogliere chi fugge dalla guerra o dalla miseria; un’Europa che non si lasci trascinare dalla regressione all’infantilismo bellico o dall’assenza di sforzi creativi di pace”
Il Papa ha espresso così la sua visione di un’Europa che sia fedele alle sue radici cristiane e aperta al dialogo con le altre culture e religioni. Il Papa ha anche sottolineato l’importanza di Budapest come città di ponti, simbolo di unità e di incontro tra Oriente e Occidente.
L’incontro con Orban e l’invito ad accogliere gli immigrati
Uno degli incontri più attesi del viaggio è stato quello tra il Papa e il primo ministro ungherese Viktor Orban, noto per le sue posizioni conservatrici e anti-immigrazione. I due si sono incontrati per circa 40 minuti nell’ex Monastero Carmelitano, insieme al vice primo ministro Zsolt Semjen e al cardinale Peter Erdo. Secondo quanto riferito dalla sala stampa vaticana, il colloquio è stato cordiale e si è svolto in un clima di rispetto reciproco. Tra i temi affrontati, la protezione dell’ambiente, la promozione della famiglia e il ruolo della Chiesa nel Paese.
Nonostante le differenze di vedute su alcuni temi sensibili, il Papa ha voluto lanciare un invito ad accogliere gli immigrati che arrivano in Europa in cerca di una vita migliore. Nel suo discorso alle autorità, il Papa ha detto:
“Budapest è una città di ponti: ponti che collegano le due rive del Danubio, ma anche ponti che collegano le diverse anime dell’Europa. Ponti che invitano a superare le chiusure e a costruire relazioni fraterne tra tutti. Ponti che ci chiedono di allargare lo sguardo e il cuore agli altri, specialmente a quanti giungono da lontano”
Il Papa ha così espresso il suo desiderio di una maggiore solidarietà tra i Paesi europei nella gestione dei flussi migratori, richiamando i valori dell’ospitalità e della fraternità umana. Il Papa ha anche ricordato il contributo degli immigrati alla crescita culturale ed economica delle società che li accolgono.
La celebrazione eucaristica e l’omaggio a Santo Stefano
Il momento culminante del viaggio è stata la celebrazione eucaristica nella piazza degli Eroi di Budapest, alla quale hanno partecipato circa 100 mila fedeli provenienti da tutta l’Ungheria e dai Paesi vicini. Il Papa ha presieduto la messa solenne in occasione della festa di Santo Stefano, il primo re cristiano dell’Ungheria e patrono del Paese. Nella sua omelia, il Papa ha esortato i cristiani a non chiudersi nel proprio gruppo o nella propria tradizione, ma ad aprirsi alla novità dello Spirito Santo e alla comunione con tutti. Queste sono state le sue parole:
“La Chiesa non cresce per proselitismo ma per attrazione: per attrazione dello Spirito Santo che ci rende capaci di testimonianza. Non siamo noi a convincere gli altri con i nostri argomenti o con le nostre strategie; siamo noi a lasciarci trasformare dallo Spirito Santo perché sia lui a cambiare i cuori”
Il Papa ha anche invitato i fedeli a guardare all’esempio di Santo Stefano, che seppe essere un re santo e un pastore vicino al suo popolo. Il Papa ha ricordato che Santo Stefano donò la sua corona alla Vergine Maria, affidando a lei il suo regno e il suo popolo. Il Papa ha quindi incoraggiato i cristiani ungheresi a custodire la loro fede e la loro identità culturale, ma anche ad aprirsi al dialogo ecumenico e interreligioso.
Prima di lasciare Budapest il Papa ha fatto due tappe significative: la visita alla sinagoga più grande d’Europa e l’incontro con i giovani nella basilica di Santo Stefano. Il Papa ha voluto così rendere omaggio alla comunità ebraica ungherese, che conta circa 100 mila membri e che ha subito le persecuzioni naziste e comuniste. Nella sinagoga, il Papa ha ascoltato le testimonianze del rabbino capo Robert Frolich e del presidente della Federazione delle comunità ebraiche ungheresi Andras Heisler. Il Papa ha poi pronunciato un discorso in cui ha ricordato la Shoah e ha invitato a combattere ogni forma di antisemitismo e di odio. Queste sono state le sue parole:
“La memoria della Shoah ci interpella a non dimenticare mai quanto sia fragile la convivenza umana. Ci chiede di essere vigili e di non cedere alla tentazione di seminare discordia, di alimentare rancori, di diffondere pregiudizi e sospetti. Ci chiede di essere costruttori di ponti, non di muri; di essere testimoni della pace, non della violenza; di essere fratelli, non nemici”
Dopo la visita alla sinagoga, il Papa si è recato nella basilica di Santo Stefano, dove ha incontrato circa 5 mila giovani provenienti da diverse realtà ecclesiali e sociali. Il Papa ha dialogato con alcuni di loro, ascoltando le loro domande e le loro esperienze. Il Papa ha poi rivolto loro un discorso in cui li ha incoraggiati a sognare in grande, a non lasciarsi scoraggiare dalle difficoltà, a cercare Dio nella preghiera e nei sacramenti, a servire i poveri e i bisognosi, a testimoniare il Vangelo con gioia e coraggio. Queste sono state le sue parole:
“Cari giovani, siete il presente e il futuro dell’Ungheria. Siete il presente perché già ora date il vostro contributo alla società con il vostro impegno, la vostra creatività, la vostra sensibilità. Siete il futuro perché avete davanti a voi una vita piena di possibilità e di sfide. Non abbiate paura di sognare in grande, di aspirare a cose belle, di mettere al servizio degli altri i vostri talenti. Non abbiate paura di pregare, di aprirvi a Dio che vi ama e vi chiama ad una vita piena e felice. Non abbiate paura di servire i poveri e i bisognosi, perché in loro incontrate il volto di Cristo. Non abbiate paura di testimoniare il Vangelo con gioia e coraggio, perché è la buona notizia che il mondo ha bisogno di sentire”
Il Papa ha concluso il suo discorso con una benedizione speciale per i giovani e per l’intera Ungheria. Il viaggio apostolico di Papa Francesco in Ungheria sarà breve ma intenso. Il Papa ha portato il suo messaggio di pace, di dialogo e di fraternità in un Paese che vive una situazione politica e sociale complessa.
Volutamente il Papa ha affrontato temi delicati come l’aborto, la cultura gender, l’Europa, la pace e l’accoglienza, esprimendo la sua visione cristiana e umana, un forte monito ai governi e alle popolozioni occidentali.