La Mia: una riforma del sostegno al reddito tra critiche e apprezzamenti
Il reddito di cittadinanza è una misura di sostegno al reddito introdotta nel 2019 per le persone in condizioni di disagio o di povertà. Tuttavia, secondo la bozza del nuovo decreto legge lavoro, il reddito di cittadinanza, nel corso del 2023, cambierà nome e si chiamerà “Mia” Misura di inclusione attiva.
Questo cambiamento porterà delle novità sui requisiti, sugli importi e sulla durata del pagamento. Il nuovo sussidio sarà diviso in due categorie: una per chi ha più di 55 anni e una per chi ha meno. Gli importi varieranno dai 375 ai 500 euro al mese a seconda della categoria e della composizione del nucleo familiare. Inoltre, la durata del pagamento sarà limitata a 18 mesi rinnovabili per un massimo di tre volte. Il Rdc (reddito di cittadinanza) era una misura universale che prevedeva un importo base di 500 euro al mese per tutte le famiglie in condizioni di povertà, indipendentemente dalla loro situazione lavorativa. La Mia (misura di inclusione attiva) invece è una misura selettiva che distingue tra famiglie con persone occupabili e non occupabili.
Le principali differenze tra Rdc e Mia sono:
- L’importo: la Mia prevede un importo base di 500 euro al mese solo per le famiglie senza persone occupabili, mentre per quelle con persone occupabili l’importo massimo è di 375 euro al mese. Inoltre, la Mia potrebbe ridurre l’importo extra per chi paga un affitto, importo che con il Rdc arrivava fino a 280 euro al mese.
- La durata: la Mia ha una durata massima di 18 mesi per le famiglie senza persone occupabili e di 12 mesi per quelle con persone occupabili. Inoltre, la Mia non si può richiedere a ripetizione, cosa che invece accadeva con il Rdc.
- I requisiti: la Mia richiede un Isee inferiore a 9.360 euro e un patrimonio mobiliare inferiore a 6.000 euro (con maggiorazioni per i componenti del nucleo familiare). In aggiunta Mia richiede alle persone occupabili di aderire a un progetto obbligatorio e personalizzato di inserimento lavorativo o sociale.
L’obiettivo del passaggio da Rdc a Mia è quello di rendere più efficace ed efficiente la politica di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale. Il governo sostiene che la Mia sia una misura più mirata e incentivi maggiormente l’inclusione attiva delle persone beneficiarie.
Tuttavia, ci sono anche delle critiche al cambiamento, soprattutto da parte delle associazioni che si occupano dei diritti dei poveri e dei precari. Alcune delle critiche riguardano la riduzione dell’importo e della durata della misura, la possibile esclusione di alcune categorie vulnerabili (come i migranti o i disoccupati di lunga durata), la scarsità delle opportunità lavorative e formative offerte oggi dal mercato e dai servizi pubblici.
Alcune delle critiche positive alla Mia sono:
- La Mia è una misura più equa e selettiva che mira a sostenere le famiglie più bisognose e a incentivare l’inserimento lavorativo e sociale delle persone occupabili.
- La Mia è una misura più sostenibile dal punto di vista finanziario che riduce il costo del sostegno al reddito e lo rende compatibile con le risorse disponibili.
- La Mia è una misura più efficace ed efficiente che prevede un maggior coordinamento tra i servizi pubblici e privati e una maggiore personalizzazione dei progetti di inclusione attiva.
Ma quelle che oggi vengono messe più in evidenza, sono le critiche negative alla Mia:
- La Mia è una misura troppo restrittiva e punitiva che esclude o penalizza alcune categorie vulnerabili (come i migranti, i disoccupati di lunga durata, i giovani) e non tiene conto delle difficoltà strutturali del mercato del lavoro e della società.
- La Mia è una misura troppo burocratica e complessa che richiede requisiti troppo rigidi e controlli troppo invasivi per accedere al beneficio e per mantenerlo.
- La Mia è una misura troppo disomogenea e frammentata che lascia ampi margini di discrezionalità alle regioni e ai comuni nella gestione dei servizi e dei fondi per l’inclusione attiva.
Le reazioni alla Mia da parte delle organizzazioni sindacali, dell’opposizione e del governo sono state diverse e contrastanti.
Secondo il ministro del Lavoro Orlando, “La Mia è una misura strutturale che si inserisce in un quadro più ampio di politiche sociali e occupazionali. Non è una misura emergenziale, ma una misura permanente che vuole garantire un sostegno adeguato alle famiglie più bisognose e un’opportunità di inclusione attiva per le persone occupabili”.
Di idea opposto invece l’opposizione e le organizzazioni sindacali.
Il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte ha affermato:
“La Mia è una misura ingiusta e inefficace che smantella il reddito di cittadinanza e penalizza i più poveri e i più deboli. Il Rdc è una misura innovativa e universale che ha aiutato milioni di persone a uscire dalla povertà e a trovare un lavoro. Non possiamo accettare questo scippo ai danni dei cittadini”
Il segretario generale della Cgil Maurizio Landini haedichiarato:
“La Mia è una misura troppo restrittiva e punitiva che esclude o penalizza alcune categorie vulnerabili (come i migranti, i disoccupati di lunga durata, i giovani) e non tiene conto delle difficoltà strutturali del mercato del lavoro e della società. Chiediamo al governo di rivedere la riforma e di garantire un sostegno adeguato alle famiglie in difficoltà e di creare le condizioni per una vera inclusione attiva attraverso il potenziamento dei servizi pubblici e la qualità dell’occupazione”.
Insomma tante parole e dichiarazioni, quello che ci vogliamo augurare è che, come al solito, a farne le spese non siano le persone realmente in forte disagio socio/economico, quelle che vivono sempre al confine tra un “tetto di mattoni” e un “tetto di cartone”…