La Russia nomina un “vecchio” generale per guidare una “nuova” offensiva contro l’Ucraina
Nominato un nuovo generale per guidare l’offensiva in Ucraina dopo che Mosca ha subito una serie di battute d’arresto che hanno suscitato critiche alla leadership dell’esercito.
Il generale Sergei Surovikin è stato nominato “comandante del gruppo congiunto di forze militari, nelle aree dell’operazione militare speciale”. La decisione è stata annunciata dopo che nelle ultime settimane, in aree che il Cremlino aveva dichiarato russe “per sempre”, le forze militari di Mosca sono state respinte da Kiev.
Da quello che si apprende dal sito web del ministero, Surovikin ha 55 anni ed è nato a Novosibirsk, in Siberia.
Ha esperienza di combattimento nei conflitti degli anni ’90 in Tagikistan e Cecenia e, più recentemente, in Siria, dove Mosca è intervenuta nel 2015 a fianco del regime di Bashar al-Assad. Finora Surovikin aveva guidato le forze del “Sud” in Ucraina. Il nome del suo predecessore è sempre stato un mistero, ma alcuni media russi hanno affermato che si poteva pensare al generale Alexander Dvornikov, anche lui generale della seconda guerra cecena e comandante russo in Siria.
La decisione, resa insolitamente pubblica da Mosca, arriva dopo una serie di schiaccianti sconfitte subite dall’esercito russo in Ucraina. Le forze russe sono state sconfitte in gran parte della regione nord-orientale di Kharkiv, da una controffensiva ucraina che ha permesso a Kiev di riconquistare migliaia di chilometri quadrati di territorio. Le truppe russe hanno anche perso territorio nella regione meridionale di Kherson, a cui si aggiunge lo snodo ferroviario di Lyman nell’Ucraina orientale.
Le battute d’arresto hanno portato a crescenti critiche alla leadership militare, inclusa l’élite che siede al tavolo delle decisioni con il presidente Putin
Il leader ceceno Ramzan Kadyrov (oggi sul campo al finco dei militari russi), aveva già chiesto la testa di un altro alto generale la scorsa settimana, mentre Andrei Kartapolov deputato a osca, ha esortato i funzionari militari a smettere di “mentire” in merito alla situazione sul campo di battaglia.