Attacco di droni ucraini su Mosca: Putin minaccia rappresaglie e le borse subiscono il colpo
Il 31 maggio 2023 è una data che resterà nella storia della guerra tra Russia e Ucraina. Nelle prime ore del mattino, un gruppo di otto droni senza pilota ha sorvolato il cielo di Mosca, sfuggendo ai sistemi di difesa aerea russi e colpendo tre grandi edifici residenziali nel sud-ovest della capitale. Si tratta del primo attacco diretto alla città dallo scoppio del conflitto.
L’attacco ha provocato due feriti lievi e danni materiali limitati, ma ha avuto un enorme impatto psicologico sui moscoviti e sull’intera nazione. Le immagini dei droni che volano indisturbati verso i loro obiettivi e delle esplosioni che squarciano le facciate dei palazzi si sono diffuse rapidamente sui social media e sui canali televisivi, scatenando reazioni di paura, rabbia e indignazione. Molti si sono chiesti come fosse possibile che la potente difesa aerea russa non fosse in grado di contrastare questi attacchi “beffa”, che sembrano voler umiliare il Cremlino e i suoi abitanti.
Le autorità russe hanno subito accusato l’Ucraina di essere la responsabile dell’attacco, definendolo un atto di “terrorismo” che mira a “intimidire i cittadini”. Il presidente Vladimir Putin ha convocato una riunione urgente del Consiglio di sicurezza federale e ha dichiarato che la Russia non resterà a guardare di fronte a queste provocazioni. “Questo è un attacco alla nostra sovranità e alla nostra integrità territoriale. Non possiamo tollerare che il nostro nemico ci sfidi in questo modo. Risponderemo con forza e determinazione, usando tutti i mezzi a nostra disposizione”, ha detto Putin in un discorso trasmesso in diretta dalla tv di Stato.
Il leader russo non ha specificato quali siano le misure che intende adottare, ma ha lasciato intendere che potrebbero essere imminenti delle azioni militari contro l’Ucraina. “Non ci faremo intimidire da questi attacchi vigliacchi. Siamo pronti a difendere la nostra patria e i nostri interessi nazionali. Chi ci sfida deve sapere che pagherà un prezzo molto alto”, ha aggiunto Putin, ricevendo l’applauso dei membri del Consiglio di sicurezza.
Dall’altra parte del confine, l’Ucraina ha negato ogni coinvolgimento nell’attacco su Mosca, sostenendo di non avere né i mezzi né l’intenzione di compiere tali azioni. Il presidente Volodymyr Zelensky ha definito le accuse russe “infondate e ridicole” e ha invitato la comunità internazionale a condannare l’aggressione russa contro il suo paese. “Siamo vittime di una guerra ingiusta e illegale, scatenata da un regime autoritario che vuole annettere il nostro territorio e soffocare la nostra democrazia. Non abbiamo mai attaccato la Russia né vogliamo farlo. Chiediamo solo il rispetto della nostra sovranità e della nostra integrità territoriale”, ha detto Zelensky in una conferenza stampa.
Il capo dello Stato ucraino ha anche denunciato i continui bombardamenti russi sulla sua capitale, Kiev, dove nella notte sono stati lanciati circa 20 droni iraniani Shahed-136 contro obiettivi civili e militari. Uno dei velivoli è caduto su un edificio provocando un incendio e la morte di una persona. Zelensky ha chiesto alla comunità internazionale di aumentare le sanzioni contro la Russia e di fornire all’Ucraina più aiuti militari per contrastare l’offensiva nemica.
La situazione sul fronte orientale resta critica, con scontri quotidiani tra le forze ucraine e quelle russe o filorusse lungo la linea di contatto che divide le regioni contese del Donbass. Secondo le ultime stime dell’Onu, il conflitto ha causato finora oltre 10 mila morti e più di 2 milioni di sfollati. La diplomazia internazionale sembra impotente a trovare una soluzione pacifica alla crisi, mentre cresce il rischio di una escalation che coinvolga altri paesi della regione o dell’alleanza Nato.
L’attacco di droni su Mosca rappresenta un nuovo punto di rottura nel rapporto tra Russia e Ucraina, due paesi legati da una storia comune ma divisi da una visione opposta del futuro. Mentre l’Ucraina cerca di avvicinarsi all’Europa e ai valori democratici, la Russia cerca di riaffermare il suo ruolo di grande potenza regionale e globale, usando la forza militare per imporre i suoi interessi. Il conflitto tra i due paesi non è solo una questione territoriale o geopolitica, ma anche una questione identitaria e culturale. Una questione che potrebbe avere conseguenze imprevedibili per la stabilità e la sicurezza dell’intero continente europeo.
Tra i più vicini alleati dell’Ucraina, il Regno Unito ha rivendicato il “legittimo diritto” di Kiev a “difendersi” dalla Russia anche “proiettando la propria forza” oltre i suoi confini. Il ministro degli Esteri britannico James Cleverly ha sostenuto che colpire “obiettivi militari legittimi russi” rientra nel diritto di autodifesa dell’Ucraina.
Gli Stati Uniti, invece, hanno espresso una posizione più cauta e hanno dichiarato di non sostenere gli attacchi all’interno della Russia. Un portavoce del Dipartimento di Stato ha detto che Washington si è concentrata sul fornire all’Ucraina le attrezzature e l’addestramento di cui ha bisogno per riconquistare il proprio territorio sovrano.
L’Unione Europea ha espresso la sua preoccupazione per l’escalation della violenza e ha chiesto una soluzione pacifica e negoziata del conflitto. Il capo della diplomazia europea ha invitato le parti a raggiungere il cessate il fuoco e a riprendere il dialogo.
La Nato ha ribadito il suo sostegno all’integrità territoriale e alla sovranità dell’Ucraina e ha accusato la Russia di violare il diritto internazionale con le sue azioni aggressive. L’Alleanza sta monitorando da vicino la situazione e sta rafforzando la sua presenza e la sua deterrenza nella regione.
Tra i paesi vicini alla Russia, la Bielorussia ha espresso la sua solidarietà a Mosca e ha condannato l’attacco ucraino come un atto di terrorismo. Il presidente Alexander Lukashenko ha detto che la Bielorussia è pronta a fornire alla Russia tutto il sostegno necessario per difendere la sua sicurezza.
La Turchia ha espresso la sua preoccupazione per la tensione tra Russia e Ucraina e ha chiamato al rispetto del diritto internazionale e della diplomazia. Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha detto che la Turchia è favorevole a una soluzione pacifica del conflitto e che auspica una riduzione delle ostilità.
La Borsa di Mosca ha registrato una forte flessione, perdendo il 4,5% in una sola giornata. Il rublo si è deprezzato rispetto al dollaro e all’euro, raggiungendo il minimo storico di 120 rubli per un euro. Il costo del debito russo è salito, con il rendimento dei titoli di Stato a 10 anni che ha superato il 10%. Anche il prezzo del petrolio, principale fonte di entrate per la Russia, è sceso a causa delle tensioni geopolitiche e della minaccia di ulteriori sanzioni.
Le imprese italiane che avevano investito o esportavano in Russia hanno subito forti ripercussioni economiche dall’inizio della della crisi. Secondo la Camera di commercio italo-russa, le sanzioni imposte dall’Occidente hanno già causato una perdita di oltre 10 miliardi di euro per le aziende italiane dal 2014. Alcune imprese hanno dovuto sospendere o ridurre le loro attività, altre hanno dovuto affrontare problemi logistici, burocratici e finanziari.
Tra i settori più colpiti ci sono quelli dell’energia, della meccanica, dell’agroalimentare e della moda. Alcuni esempi sono Enel, Eni, Saipem, Leonardo, Pirelli, Ferrero, Barilla e Prada. Queste imprese hanno visto diminuire i loro ricavi e i loro margini a causa della contrazione della domanda interna russa, della svalutazione del rublo, delle restrizioni all’accesso al credito e delle barriere tariffarie e non tariffarie. Alcune hanno dovuto affrontare anche il rischio di espropri o di sanzioni secondarie da parte degli Stati Uniti.
Nonostante le difficoltà, molte imprese italiane non intendono abbandonare il mercato russo, considerato strategico per il suo potenziale di crescita e per la sua posizione geografica. Alcune hanno cercato di adattarsi alla situazione, diversificando i loro prodotti o i loro partner commerciali, localizzando la produzione o cercando nuove opportunità in altri paesi dell’ex Unione Sovietica. Altre hanno chiesto al governo italiano e all’Unione Europea di sostenere il dialogo con la Russia e di alleggerire le sanzioni.