Studenti in piazza contro questo modello di scuola

Avantgardia

Sono poche centinaia gli studenti che a Milano sono scesi in piazza per protestare contro la formazione lavoro, ma si fanno sentire…

“Siamo di nuovo qui, per strada, perché ogni anno sul lavoro muoiono più di mille persone. Adesso a morire siamo anche noi, che andiamo a lavorare gratis senza tutele
Saranno anche giovani ma non sembrano proprio sprovveduti questi studenti che sono scesi per strada, a Milano, con le idee molto chiare sul loro presente e sul loro futuro. Insieme per protestare contro la riforma scuola lavoro, contro l’esame di maturità e contro un modello di scuola che non sentono più loro.
“I controsoffitti ci cadono addosso, con l’applicazione del modello “alternanza scuola-lavoro“, andiamo a lavorare senza alcuna tutela, ci sfruttano senza pagarci. C’insegnano che essere onesti non paga, non paga essere sinceri, c’insegnano che essere furbi va bene, che mentendo si fa carriera.”
Somigliano, questi giovani, a quelli descritti nel film “Profumo di Donna” da Al Pacino, nella famosa scena finale del lungometraggio americano.
Fermatevi 5 minuti e ascoltate questo discorso, perchè ormai troppe volte, questa “malata società” che non guarda più al futuro ma si ferma al presente, si dimentica di quei fondamentali valori (e lo vediamo ogni giorno nelle strade delle nostre città), che i ragazzi devono riscoprire e fare propri. 
 Ragazzi inseriti in contesti in cui s’insegna a diventare parte dell’ingranaggio sociale, ma non a sentirsi liberi e sicuramente insicuri da un punto di vista economico, vista la precarietà dei salari.
“Ti sembra normale che degli studenti muoiano in fabbrica? Vi sembra giusto che grazie alle privatizzazioni si vada verso un sistema di scuole private che di fatto impediscono l’accesso a chi non dispone di un adeguata disponibilità  economica?”, dicono ai nostri microfoni.
Il corteo, nel capoluogo lombardo non è particolarmente numeroso. Si fa però  sentire. Sono lucidi, hanno una precisa collocazione di loro stessi nella scala sociale. Uno rivolto verso il mio microfono dice: “Prima di fare una legge, prima di assumere dei provvedimenti perché nessuno del governo o dei parlamentari ci ascolta? Perché  non vengono a farsi un giro nelle scuole? Perché la scuola siamo noi
Il corteo sfila per le vie del centro e si nota una presenza femminile sempre più cospicua; se non eccedente quella maschile, sicuramente equipollente. Le ragazze contestano il recente addebito fatto da una professoressa ad una studentessa in classe che aveva l’ombelico scoperto e ha apostrofato la ragazza come “una della Salaria”, luogo rinomato appena fuori Roma, per l’alta concetrazione di prostitute.
Tutti invece sono unanimamente arrabbiati con chi ha permesso, a loro giudizio, non si adottassero le necessarie misure di dicurezza per i due ragazzi morti sul lavoro.
Cosi quando arrivano davanti la sede di Assolombarda in Via Pantano parte un coro molto forte: “Assassini”
Il corteo poi prosegue verso Piazza Fontana, dove la storia reca con sé un doloroso ricordo. “Ma molti di noi della contemporaneità non sanno nulla, nella nostra scuola non s’è mai parlato di mafia”
Milano, la città che nel 1993 venne colpita dalle bombe della mafia. Fa impressione sentirsi dire che a scuola di questo non si parla.
Questi giovani rivendicano il diritto di poter andare a scuola in una struttura pubblica che funzioni e non in una privata cui potranno accedere solo i figli dei ricchi.
“Io vado alla scuola Lagrange, mi dice un ragazzo, perché nella scuola privata non posso andarci. Non ho diritto di studiare anch’io?”
Max Rigano
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