Putin annuncia il dispiegamento di armi nucleari tattiche in Bielorussia, in risposta alle armi con Uranio impoverito destinate all’Ucraina

Avantgardia

Il mondo sta vivendo un cambiamento epocale, come mai si era visto prima.

Le parole di Dmitry Medvedev risuonano più attuali che mai:

“Il mondo è cambiato. È cambiato radicalmente come non potevo immaginare qualche anno fa. Non si può tornare indietro. Non sarà più come prima”.

Ciò che sembra emergere dalla politica estera russa degli ultimi anni è una forte volontà non solo di adeguarsi a questi cambiamenti, ma di cercare di plasmarli. In particolare, la recente militarizzazione dell’economia russa e le dichiarazioni di Vladimir Putin riguardo alla produzione di nuovi carri armati e armi nucleari, possono solo suggerire un ritorno ad un approccio più aggressivo e militare alla politica estera.

Bisogna considerare il contesto in cui tali dichiarazioni sono state fatte. La Russia si sente minacciata dall’Occidente e dal crescente potere militare della NATO, oltre che dall’aumento della presenza americana in Europa e in Asia. In questo contesto, la decisione di Putin di militarizzare l’economia potrebbe essere vista come una reazione all’aggressività degli altri paesi, anziché come un’aggressione in sé.

Va notato che la militarizzazione dell’economia russa non è una novità. L’URSS fu il primo paese al mondo a militarizzare la propria economia, ed è possibile che la Russia stia cercando di recuperare il terreno perso dopo la fine della Guerra Fredda. In questo senso, la produzione di nuovi carri armati e armi nucleari potrebbe essere vista come un modo per la Russia di recuperare la sua posizione di potenza militare globale.

Ad ogni modo, il rischio di una nuova corsa agli armamenti nucleari e di un aumento delle tensioni tra Russia e Occidente non può essere sottovalutato. Le dichiarazioni di Putin e Medvedev suggeriscono un approccio sempre più assertivo alla politica estera russa, che potrebbe portare a una maggiore destabilizzazione dell’ordine mondiale. In particolare, la recente decisione di Putin di posizionare armi nucleari tattiche sul territorio della Bielorussia ha sollevato molte preoccupazioni tra gli osservatori internazionali.

Anche la Cina rappresenta un’importante sfida per la politica estera russa. La visita del presidente cinese Xi Jinping a Mosca, durante la quale ha espresso la sua fiducia nella stabilità della Russia fino al 2030 firmando importanti accordi di collaborazione, ha sollevato molte domande sulle relazioni tra i due paesi. Molti commentatori hanno suggerito che la Russia stia diventando sempre più dipendente dalla Cina, sia dal punto di vista economico che politico. Tuttavia, Putin ha negato questa ipotesi, sottolineando che la dipendenza dell’economia russa dalla Cina è ancora inferiore a quella che ha l’Europa.

In questo contesto di forti tensioni il presidente russo, Vladimir Putin, ha dichiarato in una trasmissione televisiva sulla rete statale russa che la Russia ha intenzione di schierare armi nucleari tattiche in Bielorussia. Questa mossa è stata effettuata in accordo con il presidente bielorusso Alexander Lukashenko e, secondo Putin, non violerà gli obblighi della Russia sulla non proliferazione delle armi nucleari. L’obiettivo della Russia è quello di addestrare l’esercito bielorusso ad utilizzare le proprie armi e per far ciò, prevede di piazzare le armi sul territorio bielorusso. Inoltre, la Russia ha fornito alla Bielorussia un sistema di lancio di razzi multipli Iskander e ha aiutato nella conversione di 10 aerei militari in bombardieri forniti di armi nucleari tattiche. Dal 3 aprile, la Russia inizierà ad addestrare equipaggi in Bielorussia e prevede di completare una struttura di stoccaggio per armi nucleari tattiche entro il 1 ° luglio. Putin ha giustificato queste azioni come risposta all’annuncio del Ministero della Difesa del Regno Unito che prevede di fornire all’Ucraina munizioni all’uranio impoverito.

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