Mosca e Pechino si sono alleate contro l’impero americano

Avantgardia

Russia e Cina chiedono la fine dell’espansione della NATO. Il leader cinese è nato in un Paese che adorava la Russia, è entrato nel PC quando Mosca era malvagia e oggi ne è il grande partner.

Cina e Russia hanno rilasciato una dichiarazione congiunta che farà la storia, denunciano l’influenza americana in Europa e in Asia, chiedono il contenimento della NATO e lo scioglimento di Auku (l’alleanza militare per l’Indo-Pacifico). Il documento considera anche gli Stati Uniti un fattore destabilizzante nel mondo.

Vladimir Putin e Xi Jinping sono legati da interessi comuni e anche da una speciale simpatia personale. Quello di ieri è stato il 38° incontro dal 2013. Durante l’incontro, durato meno di un’ora e svoltosi poco prima dell’apertura delle Olimpiadi invernali, i due leader hanno discusso della crisi in Ucraina, sul cui confine Mosca ha accumulato più di 100.000 soldati.

Xi Jinping e Vladimir Putin sono i due più grandi leader di Cina e Russia dal 1950, quando Joseph Stalin e Mao Zedong, a Mosca firmarono il primo trattato di cooperazione. Entrambi i leader sembravano indistruttibili, proprio come quelli di oggi, ma con un background molto diverso: l’URSS aveva appena vinto la seconda guerra mondiale, la sua industria pesante era esemplare, l’economia soddisfaceva i bisogni della popolazione e possedeva la “verità” che definiva ciò che era e non era comunismo. La Repubblica popolare cinese era esattamente il contrario: un nuovo governo centralizzato creato nel 1949, sottosviluppata e primitivamente agricola, carica anche di risentimenti contro le potenze che si erano ingrassate nella decomposizione del suo impero.

Come accaduto allora, Pechino si allinea alle posizioni russe nei complicati rapporti internazionali, rendendo la sua posizione economico/politica molto concreta. La Cina condanna l’espansione della NATO nell’Europa orientale e invita l’organizzazione ad abbandonare “gli approcci ideologici della guerra fredda”. La Russia, dal canto suo, condivide il rifiuto cinese nel riconoscere le alleanze militari come l’Aukus (Australia, Regno Unito, Stati Uniti), creata nel 2021 per controbilanciare l’influenza cinese nell’Indo-Pacifico. Dal canto suo, Mosca accetta anche il rifiuto del governo di Pechino, nel riconoscere l’indipendenza di Taiwan dalla Cina

Il documento firmato dai due leader menziona le “interferenze” occidentali che chiama “rivoluzioni colorate“. Un nome che vuole riferirsi in modo molto esplicito, alle rivolte democratiche in quei paesi con dittature o autocrazie che Russia e Cina considerano aree d’influenza e che devono tenere sotto il loro controllo per garantire la propria sicurezza. Le rivoluzioni colorate si riportano alle rivolte come quelle in Kazakistan, in Bielorussia o nella stessa Hong Kong. Ma anche ai conflitti interni come quello degli uiguri dello Xinjiang. I due paesi da sempre affermano che queste rivolte sono il risultato di ingerenze esterne e interessi non confessati…

Quando Stati Uniti e UE imposero sanzioni economiche alla Russia per l’annessione della Crimea, Pechino e Mosca firmarono firmato a Shanghai nel maggio 2014 un contratto da 400 miliardi di dollari in cambio di 30 anni di forniture di gas da parte dalla Gazprom. Oggi questo accordo si rafforza, sul fronte economico i due Paesi hanno firmato accordi strategici, ma non hanno comunicato cifre.

L’incontro tra Putin e Xi Jinping è iniziato su un tappeto rosso dove Putin è arrivato poco dopo lo sbarco nella capitale cinese. Durante l’incontro, entrambi hanno profuso numerosi segni di cordialità, privilegiando lo scambio di sorrisi e dichiarazioni che hanno valorizzato un ottimo rapporto bilaterale , definito dal presidente russo “senza precedenti”. Rosneft e il gruppo petrolifero cinese CNPC hanno firmato un contratto di fornitura di 100 milioni di tonnellate di petrolio russo alla Cina attraverso il Kazakistan, per un periodo di 10 anni. Rosneft diventa così il principale esportatore di petrolio verso la Cina pari al 7% della domanda mondiale di greggio.

Anche Gazprom e CNPC hanno firmato un contratto di fornitura di gas. “Una volta che il progetto avrà raggiunto la sua piena capacità, il volume di fornitura aumenterà di 10.000 milioni di metri cubi per raggiungere 48.000 milioni“. Per fare questo, secondo l’agenzia Reuters, verrebbe costruito un gasdotto che collegherebbe l’estremo oriente della Russia con l’est della Cina. Il nuovo gasdotto potrà già essere attivo tra due o tre anni.

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