Il caso Artems Uss: una questione di civiltà giuridica e problema politico per l’Italia
La vicenda dell’imprenditore russo, figlio di un governatore siberiano, arrestato a Malpensa il 17 ottobre. Detenuto nel carcere di Busto Arsizio, gli Usa pretendono la sua estradizione. Cosa è successo? di cosa è accusato e quali implicazioni può avere l’atteggiamento della nostra giustizia?
E’ un caso delicatissimo quello di Artem Uss, l’imprenditore russo arrestato lo scorso 17 ottobre all’aeroporto di Malpensa e da allora detenuto nel carcere di Busto Arsizio.
Parliamo di un fatto che va ben oltre la vicenda giudiziaria italiana, inserendosi nella fase di conflitto in atto e nei rapporti politico-diplomatici tra gli Stati. Uss è accusato di vari reati dagli Stati Uniti che hanno richiesto all’Italia la sua estradizione, richiesta pendente presso la Quinta Sezione penale della Corte d’Appello di Milano.
E’ evidente che, dati il quadro geopolitico internazionale, il nostro Paese si trovi di fronte a una bella “patata bollente”, perché è altrettanto chiaro che un imputato-detenuto russo di un certo livello in patria è visto alla stregua di un prigioniero di guerra, quando non di un vero e proprio ostaggio.
Ma chi è Artem Uss? E’ l’unico figlio di Alexander Uss, il governatore del vasto territorio di Krasnoyarsk, che è sette volte più grande dell’Italia ed è una delle regioni più ricche della Russia.
La famiglia Uss è molto conosciuta e rispettata in Siberia. Il padre del governatore (nonno di Artem), Viktor, gestiva un’impresa agricola e in ottenne un grande successo nello sviluppo dell’agricoltura, ricevendo il più alto titolo sovietico, quello di Eroe del lavoro socialista.
Alexander Uss è considerato una figura molto importante nell’attuale establishment russo. È stato eletto presidente del parlamento regionale cinque volte di seguito. Per due volte è stato membro del Consiglio della Federazione, la Camera alta del parlamento. Uss padre non è solo un politico, ma anche uno studioso, dottore in giurisprudenza, docente e presidente dell’Università federale siberiana.
Un legame molto forte con il suo territorio e con la nazione russa, ma non solo. L’attuale governatore ha una lunga storia anche in Europa. Negli anni ’80 ha svolto attività scientifica presso l’Istituto M. Planck per il diritto penale estero e internazionale di Friburgo (Germania). Nel 1998 è diventato Vice Rappresentante della Federazione Russa presso la Camera delle Regioni del Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d’Europa. E nel 2011 è stato il primo cittadino russo ad essere eletto vice capo del comitato di sorveglianza di questo Congresso.
Questa connessione è stata mantenuta da Viktor Uss attraverso molti progetti benefici e culturali. Tra questi ci sono il restauro del Monastero dell’Assunzione a Krasnoyarsk, la creazione del Coro maschile siberiano, l’organizzazione di un festival in memoria del cantante d’opera di fama mondiale Dmitry Hvorostovsky. A queste iniziative partecipano anche tanti italiani, architetti, cantanti e musicisti.
Artem Uss, ha vissuto a Mosca, ma è stato a lungo legato all’Italia per una parte della sua vita. Da imprenditore è diventato comproprietario di un albergo in Sardegna, il “Don Diego”, sulla Costa Dorata, a 12 chilometri da Olbia di fronte all’Isola Tavolara. Un quattro stelle, salvato dal fallimento e ricostruito, diventando “un paradiso immerso nel verde”. Un legame mantenuto quello di Uss con l’Italia: qualche mese fa infatti ha comprato un appartamento a Milano con l’intenzione di sviluppare un’attività nella metropoli lombarda.
L’uomo d’affari siberiano ha dunque un rapporto sereno e attivo con il nostro Paese, un rapporto che ha avuto un brusco stop quel 17 ottobre con il suo inatteso arresto all’aeroporto di Malpensa.
Tutto nasce dalle accuse rivoltegli dalle autorità statunitensi relative a presunte violazioni del regime delle sanzioni rivolte da Washington contro il Venezuela. Violazioni che, anche qualora accertate, non avrebbero carattere di punibilità per gli ordinamenti giuridici europei.
Oltretutto il ruolo di Artem Uss nelle vicende contestate sarebbe decisamente marginale. Nel dicembre 2017, è diventato azionista passivo di una società costituita legalmente e registrata nel 2007 in Germania. A quanto risulta, infatti, non ha mai partecipato alla sua gestione, non ha ricoperto cariche in essa, non ha effettuato pagamenti e per tutto questi anni non ha firmato alcun documento.
Sempre secondo quanto risulta, l’unico accordo in cui poteva essere coinvolto Uss era la fornitura di prodotti petroliferi alle divisioni africane della compagnia russa dell’alluminio. Ma questa società non ha mai comprato petrolio dal Venezuela, soprattutto in violazione del regime delle sanzioni. L’imprenditore fa inoltre presente – elemento questo assai rilevante – di non aver mai soggiornato negli Stati Uniti, ad eccezione di un’esperienza di scambio educativo durante gli anni scolastici, così come di non essere mai stato in Venezuela.
Da tale quadro emergono dunque alcuni elementi di perplessità soprattutto in merito alla sua prolungata detenzione, condizione contestata dagli avvocati difensori di Uss che hanno vanamente chiesto la sua scarcerazione, quantomeno la concessione degli arresti domiciliari.
Tutto questo attiene alla parte meramente giuridica del caso, poi c’è la parte “politica” che comunque ha implicazione sull’idea di Stato di diritto dell’Italia. Un’idea che non dovrebbe essere sacrificata sull’altare degli equilibri geopolitici, ingenerando il sospetto che si voglia compiacere una delle parti in causa nel conflitto in atto rinunciando ai principi di sovranità, giuridica e politica, di un Paese libero come il nostro.
Tutto ciò comporta oltretutto il rischio di gettare ulteriore benzina sul fuoco di una crisi drammatica e di esporre i cittadini italiani a indesiderabili risposte “simmetriche” da parte delle autorità russe in casi simili.
Artem Uss nelle scorse settimane in Tribunale a Milano rivolgendosi al giudice, ha dichiarato, in modo sereno ma accorato:
“Non ho fatto niente di male, tanto meno qualcosa di criminale. E lo dimostrerò sicuramente. Non ho bisogno di inventare qualcosa, di correre da qualche parte. Per favore, mi dia l’opportunità di essere sotto il suo controllo. Ma, allo stesso tempo, guardi negli occhi di sua moglie, di suo figlio, lo spieghi ai suoi genitori. A proposito, come me, come Lei, gli avvocati sono nella stessa condizione. Stanno attraversando un periodo davvero difficile in questo momento. Durante i nostri anni di studi universitari in Siberia, abbiamo appreso che l’Italia, che ha dato al mondo il Diritto romano, è la culla della giustizia. Vostro Onore, ci credo ancora e accetterò con gratitudine la vostra decisione. Spero che sarà proprio così: giusta”.