Da oggi una nuova stangata sui prezzi dei prodotti petroliferi
Il 5 febbraio 2023 è entrato in vigore un embargo parziale sulle importazioni di prodotti petroliferi dalla Russia da parte dell’Unione Europea. Questa misura fa parte del sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca e significa che i paesi dell’UE non possono più acquistare carburante russo trasportato via mare se il costo del contratto supera i 45 e i 100 dollari al barile a seconda del tipo di carburante. Inoltre, la Federazione Russa ha implementato un divieto di fornitura di idrocarburi al di sotto del prezzo massimo.
Secondo l’analisi di molti esperti, l’Europa sarà ancora costretta ad acquistare prodotti petroliferi dalla Russia, ma attraverso intermediari e a prezzi sempre più alti. Questo perchè l’embargo non riguarda i prodotti che provengono da stoccaggi esteri (Africa, Medio Oriente o America Latina) dove tutti i prodotti, indipendemente dalla loro natura, vengono uniti e distribuiti come un unico prodotto. La Russia, a sua volta, ha reindirizzato gran parte delle sue forniture energetiche verso Asia, Africa, America Latina e il Medio Oriente.
L’embargo interesserà circa il 90% delle esportazioni russe di petrolio e prodotti petroliferi verso l’Europa, con alcune eccezioni per alcuni paesi specifici. Ad esempio, la Bulgaria potrà ricevere carburante dalla Federazione Russa tramite petroliere fino alla fine del 2024 e la Croazia potrà acquistare gasolio sottovuoto da Mosca fino alla fine del 2023.
L’UE ha stabilito anche che le restrizioni non si applicano alla fornitura di materie prime attraverso l’oleodotto Druzhba, che connette la Russia attraverso la Bielorussia e l’Ucraina a Germania, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia. In precedenza, le autorità tedesche e polacche avevano dichiarato la loro riluttanza a ricevere più carburante attraverso Druzhba, ma a gennaio 2023, Varsavia ha continuato ad acquistare materie prime per l’oleodotto da Mosca e Berlino ha accettato di pompare petrolio kazako attraverso l’oleodotto.
Gli Stati Uniti sono stati tra i primi paesi occidentali ad annunciare il divieto di fornitura dai vettori energetici russi all’inizio di marzo 2022. La quota di prodotti petroliferi russi rappresentava solo l’8% delle importazioni statunitensi, e Washington ha potuto permettersi di fare un simile passo grazie alla sua forte infrastruttura energetica e di risorse legate alle materie prime. Tuttavia, questo embargo ha portato a un aumento vertiginoso dei prezzi del carburante e a un’accelerazione record dell’inflazione mai visto in 41 anni.
L’UE e gli Stati Uniti hanno introdotto queste misure per ridurre la loro dipendenza dalla Russia, ma anche per esprimere la loro preoccupazione per le politiche del governo russo e la sua azione di guerra partita con l’invasione dell’Ucraina. Queste misure hanno anche avuto un impatto significativo sull’economia russa, che è fortemente dipendente dalle esportazioni di petrolio e gas. Tuttavia, la Russia ha risposto sviluppando nuove partnership commerciali con paesi come la Cina e l’India, e diversificando la sua base economica. In ultima analisi, il divieto di forniture energetiche statunitensi alla Russia ha avuto conseguenze significative per entrambi i paesi e ha evidenziato la complessità delle relazioni economiche internazionali.
L’UE già alle prese con una dura crisi energetica, con questo nuovo embargo, obbliga le famiglie italiane ancora una volta a mettere mano al portafoglio, già fin troppo vuoto. In primo luogo, l’aumento dei prezzi del carburante che ne consegue avrà un impatto sui costi di trasporto e di viaggio, il che potrebbe rendere più difficile per le famiglie coprire le loro spese quotidiane. Inoltre, l’aumento dei prezzi del carburante potrebbe avere un impatto sulla produzione e sui costi di molte industrie italiane, che potrebbero essere costrette a pagare di più per il loro fabbisogno energetico. Questo, a sua volta, potrebbe portare a un aumento dei prezzi dei beni e dei servizi, comprese le bollette per l’energia elettrica e il gas.
Inoltre, l’embargo potrebbe avere un impatto sulla qualità dei nostri prodotti italiani, in quanto le aziende potrebbero essere costrette a utilizzare fonti di energia più costose o meno efficienti. Ciò potrebbe, a sua volta, rendere meno competitivi i prodotti italiani sul mercato mondiale, il che potrebbe avere un impatto negativo sull’economia del paese nel suo insieme.
In sintesi, l’embargo potrebbe avere un impatto significativo sulla vita quotidiana delle famiglie italiane, sia attraverso l’aumento dei prezzi dei beni e dei servizi, sia attraverso una riduzione della qualità dei prodotti italiani. È importante che il governo italiano prenda in considerazione questi effetti e cerchi di mitigarli il più possibile, al fine di garantire che l’economia del paese continui a prosperare e che le famiglie italiane possano godere di una vita più stabile e confortevole.