Brasile: la deforestazione amazzonica in un anno è aumentata del 22%
La deforestazione nella foresta pluviale amazzonica brasiliana è aumentata di quasi il 22% in un anno, il livello più alto degli ultimi 15 anni, i dati pubblicati il 18 novembre dall’ UNEP organo di controllo delle Nazioni Unite, mettono in dubbio le promesse del governo del presidente Jair Bolsonaro di invertire la tendenza con un’azione “immediata e forzata”. Secondo una stima dell’istituto nazionale brasiliano di ricerca spaziale INPE, i 13.235 chilometri quadrati di foresta persi dal periodo agosto 2020 a luglio 2021 sono stati la deforestazione più ampia degli ultimi 15 anni, da quando nel 2005-06 sono stati disboscati ben 14.286 km2.
È la terza volta consecutiva che la deforestazione annuale dell’Amazzonia aumenta sotto Bolsonaro, che l’opposizione incolpa a causa del suo incoraggiamento all’attività agricola e mineraria. Il ministro dell’Ambiente Joaquim Leite ha ammesso che le cifre rappresentano “una sfida” e ha promesso di essere “più energico contro i crimini ambientali”. Ha anche insistito sul fatto che i dati “non riflettono esattamente la situazione degli ultimi mesi”. Tuttavia, la scorsa settimana l’INPE ha dichiarato di aver registrato il peggior ottobre mai registrato per la deforestazione, con un’area bonificata pari a oltre la metà delle dimensioni della città di Rio de Janeiro.
Il governo afferma di aver intensificato i suoi tentativi di combattere la deforestazione illegale dispiegando più truppe sul campo. “A coloro che ancora insistono su questi crimini ambientali, diciamo che lo stato brasiliano entrerà in Amazzonia con tutte le sue forze”, ha detto il ministro della Giustizia e della Pubblica Sicurezza Anderson Torres. Il Brasile è stato tra i firmatari di un impegno internazionale, preso durante vertice COP26 di Glasgow, per porre fine alla deforestazione entro il 2030.
Il presidente di estrema destra è salito al potere nel gennaio 2019 con un forte messaggio anti-ambientalista ed è stato accusato da ONG, gruppi indigeni e opposizione politica, di indebolire le tutele ambientali.
Marcio Astrini, capo dell’Osservatorio sul clima che riunisce i gruppi ambientalisti che operano in Brasile, ha affermato che gli ultimi dati sono “il risultato di uno sforzo persistente, pianificato e continuo per distruggere le politiche di protezione ambientale”. L’Osservatorio ha accusato il governo di aver nascosto i dati fino a dopo la COP26, rivelando che il documento diffuso dall’INPE, era datato 27 ottobre 2021.
“Il governo aveva già in mano i dati sulla deforestazione quando si stava svolgendo la conferenza sul clima in Scozia e li ha deliberatamente omessi”, ha affermato l’ONG in una nota.