Aumento delle pensioni a partire dal 1° marzo 2023: tutto quello che c’è da sapere

Avantgardia

Secondo quanto previsto dall’articolo 1, comma 309, della Legge 29 dicembre 2022, n. 197, il meccanismo della rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici è stato rivisto per il biennio 2023-2024.

Dal 1° gennaio 2023, per i trattamenti pensionistici pari o inferiori a quattro volte il minimo INPS (2.101,52 € al mese ai valori lordi del dicembre 2022), l’INPS ha applicato la rivalutazione al 100% dell’aumento dell’indice dei prezzi al consumo, determinando un aumento delle pensioni pari al 7,3%.

In seguito a partire dal 1° marzo 2023, i trattamenti pensionistici superiori a quattro volte il minimo INPS sono stati nuovamente rivalutati secondo il meccanismo stabilito dall’articolo 34, comma 1, della Legge 23 dicembre 1998, n. 448. Questi aumenti riguarderanno i pensionati che percepiscono un importo di pensione superiore a 4 volte il trattamento minimo (cioè oltre i 2.101,52 euro).

Ecco le misure che determinano l’aumento delle pensioni:

  • Nella misura dell’85% per i trattamenti pensionistici complessivamente pari o inferiori a cinque volte il trattamento minimo INPS, determinando un aumento del 6,205%;
  • Nella misura del 53% per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a cinque volte il trattamento minimo INPS e pari o inferiori a sei volte il trattamento minimo INPS, determinando un aumento del 3,869%;
  • Nella misura del 47% per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a sei volte il trattamento minimo INPS e pari o inferiori a otto volte il trattamento minimo INPS, determinando un aumento del 3,431%;
  • Nella misura del 37% per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a otto volte il trattamento minimo INPS e pari o inferiori a dieci volte il trattamento minimo INPS, determinando un aumento del 2,701%;
  • Nella misura del 32% per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a dieci volte il trattamento minimo INPS, determinando un aumento del 2,336%.

Tuttavia, ci sono alcune eccezioni per andare in pensione prima dei requisiti ordinari. Dal 1° gennaio 2023, i requisiti per l’accesso alle pensioni restano bloccati a 67 anni di età (per la pensione di vecchiaia) e a 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne (per la pensione anticipata).

Ci sono però alcune eccezioni che consentono di andare in pensione prima dei requisiti ordinari, come la quota 100, la quota 41, la quota 42 e la quota 103. Queste sono diverse forme di pensione anticipata introdotte dalla legge di bilancio. In particolare, la quota 103 è una delle nuove forme di pensione anticipata introdotte dalla legge di bilancio del 2021.

La quota 103 permette ai lavoratori di andare in pensione anticipata se hanno un’età anagrafica e contributiva pari a 64 anni e 3 mesi, e un’anzianità contributiva di almeno 36 anni. Inoltre, i lavoratori devono aver maturato almeno 2 anni di contributi versati nei 18 mesi precedenti la domanda di pensionamento.

Questa forma di pensione anticipata è riservata ai lavoratori dipendenti del settore privato e pubblico, ai lavoratori autonomi e ai professionisti iscritti alla gestione separata dell’INPS.

È importante sottolineare che andare in pensione anticipata comporta una riduzione dell’importo della pensione, rispetto a quella che si avrebbe andando in pensione al raggiungimento dei requisiti ordinari. Inoltre, la pensione anticipata comporta la perdita del bonus di 3 mesi per ogni anno di lavoro effettuato dopo il raggiungimento dei requisiti ordinari.

Per questo motivo, è importante valutare attentamente la scelta di andare in pensione anticipata, tenendo conto dei vantaggi e degli svantaggi e delle conseguenze economiche a lungo termine.

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