2 e 3 giugno 1946: l’Italia cambia “volto” e sceglie la repubblica

Avantgardia

Il 10 giugno 1946 la Corte di Cassazione proclama i risultati del referendum istituzionale, svolto nella giornata del 2 giugno e nella mattina del 3 giugno, che ha sancito la fine della monarchia e la nascita della Repubblica Italiana.

(dagli archivi storici)

In una cerimonia sobria ma storica, svoltasi nel palazzo del Parlamento, il presidente della Corte Suprema, insieme a sei presidenti di sezione, tutti in toga nera, comunica i dati quasi definitivi del voto popolare. Sono presenti i membri del governo italiano, mentre il presidente annuncia solennemente le cifre:

Per la Repubblica ……… 12.672.767

Per la Monarchia ……. 10.688.305

L’ex re Umberto II, invece, non è presente. Ha lasciato il paese per il Portogallo, dove si stabilirà in esilio volontario. Prima di partire, ha inviato un messaggio al popolo italiano, in cui esprime il suo rispetto per la volontà popolare e il suo augurio per il futuro della nazione. Umberto II era salito al trono solo un anno prima, dopo l’abdicazione di suo padre Vittorio Emanuele III, accusato di aver favorito il fascismo e di aver abbandonato il paese dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943.

Il referendum è stato anche l’occasione per le donne italiane di esprimere il loro suffragio per la prima volta nella storia. Circa 13 milioni di donne hanno votato, superando il numero degli uomini (12 milioni). Le donne hanno contribuito in modo decisivo alla vittoria della repubblica, soprattutto nelle regioni settentrionali e centrali. Le regioni meridionali e insulari, invece, hanno votato in maggioranza per la monarchia.

La Corte però precisa che alcune contestazioni devono ancora essere esaminate e che mancano ancora alcuni risultati, quindi sorge il dubbio se la Repubblica sia davvero stata ufficialmente proclamata. Il presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi, ritiene di sì:

“non è necessario che sia proclamata da un balcone”, dice. “Se la Corte si è sentita autorizzata a comunicare le cifre che mostrano una maggioranza per la Repubblica, noi riteniamo che ciò significhi che la Corte è convinta che ulteriori rettifiche non possano modificare sostanzialmente il risultato”.

De Gasperi aggiunge, “se Umberto se ne va stasera o domani, se ne va ancora come “Re” d’Italia. Non c’è motivo, dovute a ragioni personali, perché il Re debba andarsene, potrebbe anche restare sul suolo italiano visto che si è comportato molto bene”.

In questa “NeoRepubblica”,  De Gasperi diventa non solo primo ministro ma anche capo provvisorio dello Stato italiano. Si tratta di una misura temporanea fino alla prima riunione della nuova Assemblea Costituente, che dovrà eleggere il primo presidente della Repubblica. Questa settimana i partiti Comunista e Socialista avranno ciascuno una riunione dei loro consigli esecutivi per decidere in che modo parteciperanno al nuovo Governo. Non è ancora chiaro se De Gasperi intenda invitare qualche altro partito o gruppo a far parte del suo nuovo gabinetto quando sarà formato.

Dei dieci milioni di persone che hanno votato per la Monarchia c’è un nucleo duro che sembra possa ancora generare disordini. Il principale alveare monarchico qui è proprio di fronte al Parlamento nella sede di Italia Nuova, e lì nel cortile c’è un distaccamento di cento marinai italiani che di notte si sdraiano con le loro mitragliatrici Bren, e fuori dal Parlamento ci sono tre carri armati italiani giorno e notte in servizio.

Grandi folle si sono radunate intorno al palazzo stasera e una voce si diffonde, Umberto II stia insistendo per un secondo referendum. Per molti repubblicani qui la loro vittoria sta cominciando già a essere offuscata da possibili compromessi che non promettono troppo bene per il futuro.

Sulle rive del Tevere Nenni e Parri commemorano stasera la morte di Matteotti lì appena 22 anni fa. Parri dice a una grande folla repubblicana:

“La cerimonia della Corte Suprema di questo pomeriggio è stata come un funerale. Noi qui stiamo davvero festeggiando la nostra vittoria?”.

Disordini a Napoli, circa 10.000 monarchici assaltano il Comune di Napoli e innalzano lo stemma sabaudo sul balcone del sindaco. La polizia interviene con lacrimogeni e spari per disperdere i manifestanti, che rispondono lanciando sassi e bottiglie. Si registrano alcuni feriti e arresti.

 

La storia del referendum

Il referendum del 2 giugno 1946 fu il frutto di un lungo processo politico e sociale che ebbe inizio con la caduta del fascismo nel luglio 1943 e proseguì con la Resistenza contro l’occupazione nazista e la Repubblica Sociale Italiana fino alla Liberazione nell’aprile 1945. Il popolo italiano si trovò a dover scegliere tra due opzioni contrapposte: mantenere la monarchia dei Savoia, accusata di aver favorito l’ascesa del fascismo e di aver abbandonato il paese dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 o instaurare una repubblica democratica e parlamentare, ispirata ai principi della Costituzione americana e francese.

La campagna referendaria fu molto accesa e divise il paese in due schieramenti: da una parte i partiti antifascisti (Comunisti, Socialisti, Azionisti, Democratici Cristiani), sostenuti dai sindacati e dalle forze partigiane; dall’altra i partiti monarchici (Liberale, Democratico del Lavoro), appoggiati dalla Chiesa cattolica e dalle forze conservatrici . I primi proponevano il simbolo dell’Italia turrita come emblema della repubblica; i secondi quello dello stemma sabaudo come garanzia della continuità storica della nazione .

Il voto fu caratterizzato da una grande partecipazione popolare. Il risultato fu favorevole alla repubblica con una maggioranza relativa del 54,3%, ma con forti differenze territoriali: le regioni settentrionali e centrali votarono in maggioranza per la repubblica; quelle meridionali e insulari per la monarchia. Questa spaccatura geografica rifletteva le diverse condizioni economiche e sociali delle varie aree del paese, oltre che le diverse influenze politiche e culturali.

Il referendum segnò una svolta epocale nella storia italiana: pose fine a un regime monarchico durato 85 anni; inaugurò una nuova forma di governo basata sulla sovranità popolare; diede avvio alla redazione della Costituzione repubblicana; aprì una fase di ricostruzione materiale e morale del paese dopo le devastazioni della guerra.

Comments: 0

Your email address will not be published. Required fields are marked with *